Verità e Bellezza: concetti soggettivi o oggettivi?

Nel dilemma tra oggettività e soggettività del concetto di verità e bellezza c’è la via intermedia della verità e bellezza statistica e forse quella operativa della verità e bellezza di mercato. Per sapere ciò che è bello o più bello lo chiedo ad un campione con le tecniche della statistica o lo verifico con un asta: bello è ciò che è pagato di più?
Bello è ciò che piace, diceva la poetessa Saffo della sua amata dalle chiome color delle viole, mentre l’anonimo poeta diceva : “la bellezza è negli occhi di chi guarda”.
Ma cosa è bello in verità?
C’ è un concetto di bello in senso puramente soggettivo quando il soggetto predica la bellezza di un oggetto, con la consapevolezza che si tratta di un giudizio soggettivo (piace a me, ma ad altri potrebbe non piacere); c’è un concetto di bellezza oggettiva quando il soggetto predica la bellezza di un oggetto in senso assoluto, perché in esso vede la manifestazione concreta di un ideale universale di bellezza ( per es. La Gioconda, il David di Michelangelo,la Regina di Saba di Piero della Francesca).
Tra questi due estremi c’è un terzo concetto di bellezza: si tratta di un concetto sociale, individuato dalla statistica: è bello ciò che ha (più) probabilità di piacere.

 Per sapere quindi se un oggetto (prendiamo ad esempio Nicole Kidman ) sia bello, interrogo un campione rappresentativo dell’universo che mi interessa (per esempio la popolazione i italiana, o anche solo i maggiori di 18 anni ecc.) e se il giudizio supera una soglia predefinita, per es. 9 su una scala da uno a dieci, decido che per gli italiani o i maggiori di 18 anni l’oggetto in questione è bello. Con procedimento analogo posso stabilire quale tra più oggetti o persone sia più bello di un altro, vedendo quale ottiene il punteggio più alto (rating) o quale tra essi sia ritenuto più bello, facendo anche una classifica delle alternative giudicate (ranking).

 Il giudizio relativo alla bellezza è valido anche per tutti gli altri concetti: c’è una Verità puramente soggettiva ( che il soggetto considera come tale), una verità oggettiva ( che il soggetto predica in modo assoluto) ed una verità sociale o statistica o di mercato.
Dobbiamo notare che la verità oggettiva esiste solo sul piano soggettivo, perché è vissuto come tale dall’ io ed è pertanto incomunicabile razionalmente, proprio perché il soggetto la vive dentro di sé, anche se la vive come vera in assoluto. Sotto certi aspetti la prova ontologica di S. Anselmo d’Aosta sull’ esistenza di Dio salda la soggettività con l’oggettività. Se Dio è Infinito ed assoluto deve anche avere l’esistenza. E’ la stessa idea dell’infinito che testimonia che questo esiste nell’ io di ognuno. Però nel momento in cui l’io non sente questo infinito, la prova non è valida e diventa una scommessa da giocarsi con la mente e con il cuore: “le coeur a ses raisons que la raison ne connait pas” (Pascal). La comunicabilità di questa idea è poi sempre incompleta, anche se talvolta rasenta la perfezione (i Prigioni di Michelangelo,l’Infinito di Leopardi).
Tra queste due verità c’è la verità sociale, espressa dalla statistica. Qui però entriamo nel regno della Comunicazione. Ritornando all’ esempio di prima. Io posso fare una ricerca statistica, ma l’esito dipende da cosa intende per bello l’intervistato ed anche forse l’intervistatore,visto che può influenzare l’intervistato. E’ pur sempre vero che alla fine ho una media dei giudizi sugli oggetti a loro volta mediati dalla media delle associazioni con il concetto di bellezza suscitato dalla parola “bello” in ogni singolo intervistato.
Spingendoci più in là, le dichiarazioni degli intervistati non sempre corrispondono al loro vero vissuto; da questo punto di vista la Verità diventa un concetto operativo ed indirettamente posso desumere la valutazione della bellezza di un oggetto, per es.di un quadro, valore che raggiunge in un’asta o più in generale dal valore di mercato. In questo modo la Verità diventa un concetto di Marketing.

Giuseppe Tarditi