Giotto: Storie di S. Francesco

Immagine presa da Wikipedia

La bellissima Basilica superiore di Assisi è l’ambiente ideale per le Storie di S. Francesco d’ Assisi, dipinte ad affresco da Giotto nella parte inferiore dell’unica navata della Basilica.E’ uno dei casi più affascinanti di integrazione tra pittura ed architettura, in cui l’affresco nobilita l’ambiente, e la bellissima Basilica Superiore di Assisi consente di valorizzare appieno l’affresco. Non solo, ma lo stesso soggetto, le Storie di S. Francesco di Assisi, non può trovare un ambiente migliore che la Basilica di Assisi ed un interprete migliore che Giotto,con i suoi valori di spiritualità, concretezza, serenità e semplicità così in sintonia con la vita del santo di Assisi.

 Tutto ciò conferisce un’atmosfera di respiro profondo, di pensieri e sentimenti che vanno verso l’alto e pur rimangono concreti, corposi, trasfigurati e profondamente umani nello stesso tempo.
Giotto, S. Francesco , la Basilica superiore di Assisi , l’affresco sono tutti elementi che formano un’unità culturale, artistica e spirituale, unica ed inscindibile che trasmette valori e sentimenti, che sono l’ espressione della spiritualità profonda del tempo e dei due protagonisti: S. Francesco e Giotto. 

Chi oggi visita la Basilica ad Assisi sente tangibilmente lo spirito di quei tempi come se la Storia non solo non fosse passata, ma fosse lì, viva e presente, come vivi e presenti sono ancor oggi Giotto, S. Francesco, le colonne, gli archi, l’affresco.

Nelle ventotto scene del ciclo ad affresco delle Storie di S. Francesco Giotto provoca una profonda rottura con la pittura del mondo bizantino, a lui precedente.

La disposizione delle scene delle Storie comunque mostra una forte drammaticità ( nel senso etimologico di ” drama”),ed un realismo dei personaggi, anche se viventi in un mondo trasfigurato. Tra le Storie di S. Francesco forse la più significativa è quella in cui il Santo  rinuncia ai beni terreni. Fu dipinta da Giotto verosimilmente tra il 1290 e il 1295 e misura 230 x 270.
La scena è organizzata secondo uno schema molto efficace di due fasce verticali, intervallate dallo sfondo neutro: a sinistra il padre di S. Francesco, Bernardone, infuriato e  dalla notevole espressività, viene trattenuto da un uomo; dall’altra parte S. Francesco, spogliato, con il vescovo che copre la sua nudità e altri religiosi (caratterizzati con la tonsura) che lo seguono. La netta spaccatura della scena, ideata da Giotto, è efficacemente simbolica delle posizioni inconciliabili dei due schieramenti, che sono il passato e il presente di S. Francesco. Notevolissima è poi la resa anatomica del corpo del Santo, con chiare lumeggiature che definiscono il volume della muscolatura con sorprendente modernità, che fa di Giotto un precursore di Michelangelo. 

Le scenografie architettoniche dell’affresco sono particolarmente sviluppate in altezza e creano complessi volumi con vuoti e pieni (si guardi per esempio al terrazzo sulla destra sostenuto da una colonna). Nonostante che in questi edifici non siano mantenuti i rapporti dimensionali coerenti con le figure presenti, essi hanno comunque la funzione di fare da quinta, di suddividere la scena, dandole drammaticità, e di porre in evidenza i protagonisti, S.Francesco ed il padre, sottolineandone il ruolo.


Giuseppe Tarditi