Certezze. Forse. Da Socrate a S. Anselmo d’Aosta a…Il Grande Fratello?

Certo..certissimo…anzi probabile.

La verità oggettiva esiste solo sul piano soggettivo e la sua oggettività è incomunicabile razionalmente

La Bellezza è negli occhi di chi guarda

Di una donna posso dire “quella donna è bella, ma posso vivere questo come una pura verità soggettiva :a me piace, ma ad altri può non piacere. Diceva già Saffo: “Bello è ciò che piace….” Posso invece predicare la bellezza di una donna in senso oggettivo perché nel mio profondo vivo la Bellezza di quella donna come assoluta.” La Bellezza è negli occhi di chi guarda”,se la vivo con la B maiuscola  la  predico come assoluta: l’oggetto  del mio pensiero è l’incarnazione dell’idea di Bellezza, universalmente bello.

Tra questi due poli , quello oggettivo (ma così predicabile solo dal Soggetto )e quello puramente soggettivo e predicato come soggettivo,esiste il mondo della probabilità ,la statistica ,il mercato.

 Per sapere se una donna è bella, devo fare un’indagine di mercato, i cui risultati tra l’altro  posso influenzare, attraverso la pubblicità , la moda, i modelli di riferimento. Stabiliti certi standard di riferimento, per esempio, se per stabilire che una donna sia bella, si deve avere una media di nove e mezzo, in una scala che vada da uno a dieci. Posso predicare la Bellezza di tutte quelle che superano tale livello in un’indagine statistica, con un campione sufficientemente affidabile e rappresentativo della popolazione che mi interessa.

Dall’io sono all ’Io è.

Io posso predicare l’esistenza del mio io come assoluta: nel caso l’Io diventa  un’ ‘Essenza, il cogito ergo sum di Cartesio,in cui il cogito ed il correlato sum hanno un valore oggettivo di essere e non solo di esistere, nel senso di Ente  pensante ,ens cogitans .Dall’ io sono devo passare all’Io è: una realtà oggettiva .

Oppure posso vivermi solo come realtà soggettiva e biologica ,un fascio di sensazioni e di  elaborazioni, più o meno complesse  prodotte da  circuiti elettrici  o come modifiche di equilibri chimici o di neuroni, riconducibili fondamentalmente, nel caso del ragionamento, al Sistema Cerebrale e, nel caso di emozioni, al sistema Simpatico.

Tra questi due poli esiste il mondo della comunicazione  e spesso la nostra vita non è che l’andare in giro di gente in gente a chiedere : Ditemi chi sono! Magari cercando qualche oggettività nella presenza sui mass media (“il Grande Fratello”, sia per chi vi partecipa nella casa, sia per chi vi partecipa tramite la proiezione nei protagonisti) o su internet o nell’ accumulare ricchezza e “visibilità”, magari cercando il proprio valore nello spuntare un grosso contratto  o fare una rapina..

Quando Diogene va in giro  “cercando l’uomo”con il lanternino non cerca in realtà la proiezione di se stesso?

La prova ontologica di S .Anselmo d’Aosta

Io posso predicare l’esistenza oggettiva di Dio perché la scopro dentro di me e la penso come oggettiva .In fondo è la prova ontologica di S.Anselmo d’Aosta : “se Dio è  perfetto,deve avere anche l’esistenza”.Il problema è che l’idea della perfezione e dell’assoluto la trovo solo nel profondo di me stesso e quando la trovo la vivo come assoluta ed oggettiva. E quando non la trovo in me stesso ?

Posso solo abbandonarmi  al relativismo, al dubbio, alla preghiera o alla credenza nell’ esistenza di qualcosa di  vagamente superiore, di  cui  però non  predico l’esistenza oggettiva.

Tra questi due mondi c’è la com-unicazione; non a caso nelle religioni è quasi insito l’apostolato ( o il proselitismo): convincendo gli altri della Verità della mia religione, la rendo in certo senso più Vera oggettivamente (o almeno statisticamente).

Che fare?Due regole. Forse.

Una di Socrate: “Conosci te stesso”.La verità si trova nel profondo di sé e devo guardare dentro di me per   in- tuere (guardar dentro) la verità oggettiva .
L’altra di Gesù: “ama il prossimo tuo come te stesso”, per trovare nella com-unione e nell’uni-versalità ( e non nella statistica, o nei mass-media o nelle ricerche di mercato) ciò che ci unisce rendendoci un’unità .”Ut unum sint”.


Giuseppe Tarditi