Il cubismo, Picasso ed il nuovo concetto di tempo

La nuova concezione del tempo soggettivo ed irregolare della filosofia di Bergson influisce sul cubismo e su Picasso.  L’ artista, rappresentando contemporaneamente momenti diversi di una medesima scena, introduce per la prima volta in arte la variabile temporale.

Se Picasso ed in genere il pittore del cubismo immagina di far ruotare fra le mani l’oggetto da rappresentare o se si tratta di una persona, di girarle addirittura intorno, non coglie infatti un solo aspetto, necessariamente limitato, ma ne percepisce diversi in successione e quindi si muove nel tempo.Gli artisti cubisti quindi vogliono rendere la conoscenza della realtà non limitata all’ aspetto di essa che appare al nostro occhio da un qualsiasi punto di vista, ma abbracciata totalmente
Per il cubismo e per Picasso è inutile perciò riprodurre qualcosa dal solo aspetto da cui la vediamo, perché non è in quella forma che la conosciamo, dal momento che la nostra coscienza rielabora l’immagine visiva dell’oggetto che abbiamo conosciuto.

Di conseguenza la rappresentazione deve tener conto non solo di ciò che si vede in un solo istante, ma di tutta la percezione e della conoscenza, che l’artista ha del soggetto che rappresenta.

 Per restituire agli occhi e alla ragione l’essenza della realtà, il cubismo, quindi, la scompone nelle sue innumerevoli facce e la ricompone, accostando le une alle altre sulla superficie della tela, in modo da poterla vedere contemporaneamente da ogni lato possibile.

Vediamo infatti che in Guernica di Picasso c’è una confluenza in una sola immagine di una pluralità di momenti della percezione, che corrisponde ad altrettanti punti di vista, al fine di ottenere una visione complessiva della vicenda.

Eros Tarditi