Autostrade per l’Italia: l’ estromissione di Atlantia

La concessione di Autostrade per l’italia( ASPI) e la discussione sulla sua revoca sono state oggetto di una vicenda che si è conclusa, anche se devono essere definiti alcuni tasselli. L’ accordo tra il Governo ed Atlantia prevede l’ estromissione della famiglia Benetton dalla gestione della società Autostrade per l’Italia, attraverso la progressiva cessione della partecipazione di Atlantia in ASPI.

In particolare la famiglia Benetton con il 30% di partecipazione è il socio di riferimento di Atlantia ed indirettamente controlla ASPI, in quanto Atlantia possiede l’88% delle quote di Autostrade per l’italia. Questa partecipazione sarà progressivamente ceduta fino ad essere azzerata nel giro di un anno e Atlantia sarà comunque sostituita, già nei prossimi mesi, come azionista di riferimento, dalla Cassa Depositi e Prestiti, e quindi dello Stato. Di conseguenza si è assisterà sostanzialmente ad una rinazionalizzazione della concessione. Con ciò si otterrebbe la tanto auspicata punizione della famiglia Benetton , cosa gradita dalla maggior parte della pubblica opinione e soprattutto dagli elettori del movimento 5 Stelle, strenuo sostenitore della revoca della concessione nei confronti di Autostrade per l’Italia.

Ciò premesso si deve valutare dal punto di vista di politica economica , anche in relazione, alla forza delle rispettive posizioni giuridiche , se la soluzione concordata sia opportuna o no.

Anzitutto qualcuno potrebbe rilevare che una componente di questo governo, il movimento 5 stelle, dovrebbe avere di più il rispetto dello Stato, come ente permanente i cui accordi trascendono i singoli governi.

Già nella vicenda relativa al c.d. “scudo penale”, accordato dal governo Gentiloni, in rappresentanza dello Stato italiano, a Mittal, per la gestione dell’ ex Ilva, il ritiro unilaterale della clausola da parte del nuovo governo, e quindi il mancato rispetto dell’ accordo nei termini concordati, ha creato non poche difficoltà. Si è corso anche il rischio della chiusura dello stabilimento.

Nei confronti di Atlantia il Governo si è mosso meglio, approfittando della situazione di debolezza della famiglia Benetton, azionista di maggioranza della società, imponendole un sostanziale esproprio a condizioni imposte anche se accettate dalla controparte. Ciò è stato ottenuto attraverso la minaccia della revoca della concessione di ASPI che avrebbe potuto provocare addirittura il fallimento della società. L’accordo è stato accolto e “venduto” all’ opinione pubblica con toni trionfalistici, soprattutto dal movimento 5 stelle, che mi sembra opportuno smorzare, sottolineando tre punti, che suscitano forti dubbi sulla sua bontà.

Primo punto. Siamo sicuri che lo Stato o chi per esso, vedi Anas, sappia gestire meglio le autostrade di una società che comunque , dal punto di vista della gestione tecnica è stata a livello di eccellenza sul piano europeo.? Basti pensare al sistema Tutor , che ha fatto risparmiare incidenti mortali, ed al sistema Telepass, che ha ridotto enormemente le code degli utenti.

Chi ha viaggiato in Francia , dove, ad ogni cambio di gestore, bisogna fare la coda per il pagamento in uscita o in entrata, pur rimanendo nella stessa strada , può apprezzare la portata dell’innovazione. La sua eccellenza tecnica è dimostrata dal fatto che Atlantia ha potuto acquistare la maggioranza in Abertis, società concessionaria delle autostrade spagnole, diventando il punto di riferimento del Business del settore in Europa.

Non sono affatto sicuro che lo Stato sappia gestire meglio le concessioni. E’ recente la notizia di un crollo di un ponte gestito da Anas. Sono più d’accordo con chi ritiene che i privati debbano fare la gestione del servizio autostradale e lo Stato debba controllare la stessa e l’adempimento degli obblighi ​relativi da parte del concessionario.

Secondo questa visione il fatto che il Ministero non abbia adempiuto al suo compito di controllo non comporta , anzi sconsiglia, che gli sia affidata anche la gestione. Meglio fare un solo mestiere e farlo bene ed è meglio che il controllore no si identifichi con il controllato. Pertanto si auspica che la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti, venga diminuita nel tempo ed un privato assuma il ruolo di socio di riferimento di ASPI.

Secondo punto. Siamo sicuri che il controllo di Autostrade per l’ Italia, che dovrà tornare in Borsa, non finisca in mani straniere? Oggi Atlantia è la principale azienda nel mondo per il business autostradale . Con la cessione della sua principale controllata, Autostrade per l’Italia, la sua posizione sarà notevolmente indebolita ed ASPI potrebbe diventare preda di qualche società straniera. Recentemente Aleatica, una società spagnola del settore, ha rilevato la quota di maggioranza di BREBEMI, l’autostrada che collega direttamente Brescia , Bergamo e Milano, da parte di Intesa S. Paolo. BREBEMI è sempre stata presa di mira dal movimento 5 stelle come simbolo di infrastrutture inutili. Nel tempo invece la stessa ha cominciato ad essere efficiente ed è entrata nel mirino dei concorrenti stranieri, che ora guardano con interesse all’ italia, per approfittare del momento di debolezza di Atlantia. Non ci sarebbe da meravigliarsi se tra qualche anno, gli stessi fautori dell’estromissione della famiglia Benetton e di Atlantia dall’azionariato di ASPI, si stracciassero le vesti, lamentando che gli stranieri hanno conquistato l’ennesimo business italiano. E’ un business che era saldamente in mano italiane con Atlantia , che non solo non ha ceduto, ma ha acquistato società concorrenti straniere (vedi la spagnola ABERTIS).

Punto 3. Quali effetti avrà la guerra fatta dal Governo italiano alla famiglia Benetton , tramite l’estromissione da Atlantia sull’ immagine dell’ Italia e della sua affidabilità nel rispetto delle regole presso gli investitori stranieri? Atlantia non è solo della famiglia Benetton . Nonostante la stessa con il suo il 30,2% delle quote sia di gran lunga il primo azionista , ci sono altri azionisti importanti, che hanno investito nella società italiana. Circa il 50% delle quote è infatti in mano a fondi d’investimento stranieri , in particolare statunitensi e brittanici, che hanno considerato l’estromissione della famiglia Benetton e le condizioni imposte ad Atlantia sotto la minaccia della revoca, una vera e propria espropriazione, da sottoporre ai Tribunali internazionali.

Molto dipenderà dai” dettagli “ dell’operazione, in fase di finalizzazione dell’accordo, in particolare dal prezzo attribuito ad Atlantia e dalla regolamentazione del sistema tariffario, ma certo è che gli investitori , che hanno messo i soldi sulla base di una determinata regolamentazione della concessione, si trovano le carte in tavola cambiate.

Non bisogna stupirsi se il livello di investimento internazionale sulle aziende italiane sia uno dei più bassi tra le Nazioni europee e certo questa vicenda avrà ripercussioni negative. Chris Hohn ed il fondo TCI, che possiede l’8%, infatti hanno scritto al Governo, lamentandosi della prepotenza effettuata nei confronti degli azionisti della società. Hanno fatto ricorso alla Corte Europea, oltre che minacciare di non investire mai più in Italia.​

Forse la guerra alla famiglia Benetton non sarà solo una punizione per la stessa, ma anche per il benessere e l’economia italiana. Una tipica operazione mors tua , mors mea.

Giuseppe Tarditi

Forse la guerra alla famiglia Benetton non sarà solo una punizione per la stessa ma anche per il benessere e l’economia italiana. Una tipica operazione mors tua , mors mea.

relativi da parte del concessionario. Secondo questa visione il fatto che il Ministero non abbia adempiuto al suo compito di controllo non comporta ,anzi sconsiglia, che gli sia affidata anche la gestione. Meglio fare un solo mestiere e farlo bene ed è meglio che il controllore no si identifichi con il controllato. Pertanto si auspica che la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti, venga diminuita nel tempo ed un privato assuma il ruolo di socio di riferimento di ASPI.