“Rodolfo II in veste di Vertumno” di Arcimboldo

Immagine presa da Wikipedia

Il Ritratto di Rodolfo II in veste di Vertumno di Rodolfo II in veste di Vertumno è un’ opera d Arcimboldo, il nome con cui è conosciuto Giuseppe Arcimboldi (Milano, 1527 –1593), un pittore italiano, noto soprattutto per le sue Teste Composte.  Sono dei ritratti burleschi, dalle fisionomie grottesche, eseguiti combinando tra loro oggetti o elementi dello stesso genere (soprattutto prodotti ortofrutticoli).

Basta guardare il Ritratto di Rodolfo II in veste di Vertumno, dio del cambiamento delle stagioni.
L’ arte di Arcimboldo è frutto di studio dell’anatomia e della natura, come nelle opere di Leonardo, che Arcimboldo ha probabilmente studiato specialmente nelle sue “fisionomie caricate “.

Arcimboldo infatti è anche considerato il padre della caricatura, un genere che poi si è sviluppato, diventando protagonista sui mezzi di diffusione di massa. L’ amore per la caricatura, anche nel senso etimologico del termine di caricare l’immagine, cercarne l’effetto sull’ osservatore, deriva anche dall’ esperienza cartellonistica di Arcimboldo. Fu infatti coreografo e pittore per grandi eventi.  E’ naturale quindi che Arcimboldo cerchi di stupire e di meravigliare.
Nel Ritratto di Rodolfo II in veste di Vertumno, grazie alla possibilità di raffigurare tutte le stagioni, c’è la sintesi dell’arte di Arcimboldo. Ha utilizzato tutti gli elementi naturali, per creare una rappresentazione armonica che è nello stesso tempo struttura e storia del cambiamento delle stagioni.

Nel Ritratto di Rodolfo II in veste di Vertumno, infatti, attraverso l’identificazione in Rodolfo II, la varietà dei prodotti della natura trova una identità (quella di Rodolfo II) nel divenire delle Stagioni con l’ alternanza tra i rossi delle gote, simbolo di salute, e delle labbra, gonfie di sensualità, i verdi della primavera ed i marroni autunnali. Questi colori pieni e le forme tondeggianti danno un senso di robustezza e di armonia alla struttura.

 La testa composta di Rodolfo II sta su una struttura solida ed armonica ed assume un’espressione sanguigna, piena di salute e nello stesso tempo di malinconia autunnale.
Per arrivare al Vertumno c’è voluto studio e genialità, una combinazione tra arguta immaginazione, senso dell’ironia e gusto misurato del grottesco, dominati da maestria tecnica (tra l’altro Arcimboldo era uomo di multiforme ingegno, chiamato dagli Asburgo prima alla Corte di Vienna e poi da Rodolfo II nella magica città di Praga).

Nel Vertumno  infatti c’è armonia, raffinatezza, ironia e gusto dello stupendo e del meraviglioso ( nel senso etimologico di stupire e meravigliare).
Non sono quindi d’accordo con Roland Barthes, secondo cui l’effetto che suscitano le tavole di Arcimboldo sarebbe la repulsione: ” La mischia delle cose viventi […] disposte in un disordine stipato (prima di giungere alla intellegibilità della figura finale) evoca una vita tutta larvale…
Al contrario la parola più appropriata per definire il Vertumno e tutta l’opera di Arcimboldo , soprattutto le Teste composte, è stupefacente, Wunderbar. 

Non a caso Arcimboldo era uno degli artisti preferiti da Rodolfo II, che aveva costruito una grandiosa wunderkammer, secondo il gusto del tempo. Nel Vertumno c’è inoltre un atteggiamento verso la natura misto di arrendevolezza, di scoperta, di docilità, combinato però con la maestria, la capacità di dominare la materia, derivante, come abbiamo visto, dallo studio della natura e dell’anatomia e dalla intensa pratica cartellonistica in età giovanile.

 In Arcimboldo quindi di fronte alla natura l’ingenuità si combina con la maestria. Il ritratto di Rodolfo II in veste di Vertumno costituisce la realizzazione del concetto: natura nisi sequendo vincitur (la natura non la si vince, se non ubbidendole).

Giuseppe Tarditi