“Pace non trovo, et non ò da far guerra” di Petrarca

Il sonetto, Pace non trovo, et non ò da far guerra, è composto da 14 endecasillabi con il seguente schema: ABAB ABAB CDE CDE.

In questo sonetto il conflitto interiore di Petrarca, diviso  tra le sue contraddizioni, si esprime attraverso una serie continua di antitesi.

  1. Pace non trovo, et non ò da far guerra;
  2. e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;
  3. et volo sopra ’l cielo, et giaccio in terra;
  4. et nulla stringo, et tutto ’l mondo abbraccio.

Vediamo subito dal primo verso come il poeta, per dar voce agli opposti sentimenti che tormentano il suo animo, sia ricorso a delle contapposizioni: pace/guerra, temo/spero, ardo/son un ghiaccio, volo sopra ‘l cielo/giaccio in terra, nulla stringo/tutto il mondo abbraccio. La congiunzione ” e”, che li unisce, ha una doppia funzione: da un lato dà l’impressione del peso di un elenco sempre più lungo, dall’altro dimostra che tutte le contraddizioni sono ugualmente presenti nell’animo del poeta senza che nessuna prevalga. Sono proprio l’indecisione e l’ incertezza  le uniche certezze che inchiodano Petrarca ad una sofferenza continua e lacerante. E’ infatti ugualmente scisso tra la speranza  (spero, v. 2; volo sopra ‘l cielo, v. 3; e tutto ‘l mondo abbraccio, v. 4) e l’amara constatazione della realtà (sono un ghiaccio, v. 2; nulla stringo, v. 4), tra il timore di non essere amato e la speranza di esserlo, tra la passione e la “gelida” delusione (son un ghiaccio), tra la sensazione di essere in Paradiso e quella di “giacere” in terra per la sofferenza, tra il non avere nulla ed il riuscire ad abbracciare tutto il mondo.

5. Tal m’à in pregion, che non m’apre né serra,
6. né per suo mi riten né scioglie il laccio;
7. et non m’ancide Amore, et non mi sferra;
8. né mi vuol vivo, né mi trae d’impaccio.

Anche la  seconda quartina si articola attraverso la contrapposizione, in questo caso tra termini relativi al concetto di prigionia (pregion, serra,laccio, ancide, impaccio) e quelli relativi all’idea di liberazione (apre, scioglie, sferra). Petrarca quindi a causa dell’amore non è libero, ma neppure è prigioniero, del resto l’ Amore non lo uccide, ma neanche “gli  estrae la freccia dalla ferita”, né (lo) vuol vivo, né lo libera dalla sofferenza (né (lo) trae d’impaccio). L’ impossibilità  del poeta di trovare pace è abilmente sottolineata anche dalla serie di negazioni (non, né, né, né, non, non, né, né).

9..Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;
10.et bramo di perir, et cheggio aita;
11.et ò in odio me stesso, et amo altrui.

La prima terzina si apre addirittura con un paradosso (Veggio senza occhi), cioè il poeta vede, ma è come accecato dall’ amore, non ha parole  per il dolore, eppure grida la sua sofferenza. Anche qui lo stato d’animo del poeta è caratterizzato da opposti sentimenti: desidera perir, ma chiede aiuto per continuare a vivere, ha in  odio se stesso, e ama Laura. Come nel primo verso, anche nel nono il chiasmo contribuisce ad evidenziare il conflitto interiore del poeta: Veggio senza occhi, e non ò lingua et grido (v. 9: verbo-organo sensoriale / organo sensoriale-verbo).


12.Pascomi di dolor, piangendo rido;
13.egualmente mi spiace morte et vita:
14.in questo stato son, donna, per voi.

Anche l’ ossimoro, piangendo rido, del v. 12, e l’accostamento di Morte et vita (entrambi insopportabili) nel verso successivo evidenziano la compresenza nell’animo del poeta di sentimenti opposti e sottolineano la confusione e l’incertezza che lo caratterizza.

In Pace non trovo, et non ò da far guerra soltanto nell’ ultimo verso il poeta fa un riferimento esplicito a Laura, a cui si rivolge col vocativo “donna” , considerandola responsabile del suo stato d’animo. Il complemento di causa per voi (v. 14), che il poeta pone alla fine del verso e del componimento, per dargli maggior rilievo, è un altro elemento di contrasto: Laura, che è un motivo di vita per il poeta, diventa per lui anche la causa di dolore.